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Immagine del redattoreGuido Celli

TUTTE LE COSE CON FRUTTA (un estratto)

Aggiornamento: 8 apr 2021




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Sparendo da sotto il mento

diventi il piccolo punto

che d’ogni cosa è cominciamento:

la pioggia il lampo l’incanto

che dà parola senso e portamento

ad ogni cosa a tutto quanto.


Circondandoti scompari: all’improvviso

dal tiepido ventre del biancospino

come non deve la preda riappari.


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Niente è vero di là dell’altro;

sana è l’ignoranza che abbiamo di noi

di te con me e di me senza.

E ce ne andiamo tra alberi

ad amare il pulso di vena

che il fiume incuora in ogni sua pietra.

Tutto è vero di là degli altri;

nel guscio spinoso dei cespugli

ci salviamo dalle cose umane.

E ce ne andiamo tra alberi

a svelare conoscenze che abbiamo

del passo dell’altro e il suo caos.


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Di stare pare

nel buco lanoso ed amaro

che a due si dice cuori:

nocciolo al contrario

dove il centro è fuori.


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Nel fitto di canne ammassate

alle scavature passa il refolo

caldo che il frutto acerbo

cova e rende maturo. Le rondini abbaiano il loro

circo di frustate armoniche

scuotendo la pelle del cielo

come fosse un tamburo.



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E dal pietrisco delle voci

la tua mi porta un messaggio

che io mi dico simbolo

scolpito sotto la pancia dei sassi:

così dev’essere

a null’altro serve

se non a tracciare storie

dalla mia alla tua cosa

unire tutte le cose

che danno frutta.


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Rotto l’acino

s’apre un crisantemo di sangui.

Dalla piana dalla montagna

risgorga un torrente di mosto

che ogni casa in terra bagna.


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Quella degli olivi

è un’ombra mai schiena. Quelli delle olive

sono ricci da pettinare

con il rastrello. Quelle degli olivi

sono terre accese:

il sole è zolfo sulle secche

stoppie stese.


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E poi

posi le gambe al prato:

la cascola giallomarrone del fico

te le circonda segnandole

con morsi da ortica.

E all’ombra del fico

rivedo la tua fica.


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Stiamo seduti

ai piedi della stanza

e di qualche parola

anche se muti

seguiamo la fola

prevediamo la danza.

Nulla dico:

restiamo seduti

a vedere l’ombra del fico

che avanza.



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Alle cassette di legno

lasciate ai cassonetti. scritto a Roma Fondi e Sabaudia

dall’11 di Maggio al 22 Giugno del 2001

pubblicato male, dopo alcuni restauri, nel 2008

riorganizzato e ripensato

nei mesi di marzo ed aprile del 2011

e nel mese di febbraio del 2013






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